TEAM BUILDING

Claudio Schermi è il Segretario Generale e fondatore del Dynamic Events, un consorzio di formazione aziendale che unisce 9 aziende promuoventi attività nel mondo del dragon boat, delle regate veliche, delle mongolfiere, tdei our in vespa, auto d’epoca ed in Ferrari, abbinate a servizi di fornitura per eventi come l’illuminazione, le tensostrutture ed il food.

Claudio Schermi spesso interviene in questi eventi come FORMATORE e MOTIVATORE.

Riportiamo qui di seguito un estratto del suo romanzo:

Da “L’emancipazione Imperfetta” di Claudio Schermi

Capitolo 9, La Forza del Gruppo

Brando guardò la platea, tra i 22 e i 25 anni, con l’eleganza fresca dei ragazzi bene.

Il corso era stato introdotto da Marchionne in persona che aveva parlato del successo della Ferrari nel mondo e da Lapo che aveva parlato di brand e di look.

I ragazzi erano carichi, con lo spirito giusto per raccogliere la sfida di una lezione insolita.

Sorrise e fece partire la prima slide.

Il Prof. Lucio De Maria seduto in seconda fila autorità ebbe un sobbalzo.

0 x ∞ = AMORE

E Brando disse:

“Zero per Infinito uguale AMORE.”

“Forse tutto cominciò quando un ragazzo come voi andò alla cattedra, cacciò il professore di matematica e scrisse sulla lavagna, con il gesso bianco, questa formula per i suoi compagni.

Un enigma indeterminato perché zero per infinito è indeterminato come è indeterminato l’amore.

Avete mai pensato che ZERO, moltiplicato per qualsiasi numero, per quanto grande, dà sempre zero, tranne per INFINITO che dà INDETERMINATO?

E avete mai pensato che INFINITO, moltiplicato per qualsiasi numero, per quanto piccolo, dà sempre infinito, tranne che per ZERO che da INDETERMINATO?

E l’amore?

Mille spiegazioni, milioni di canzoni, poesie, quadri, foto e film eppure resta un mistero, indeterminato anche lui.

Per vincere dovete essere campioni, cioè eccezionali, perfetti, forse perfetti in una singola cosa in cui nessuno vi può battere, essere unici e soli.”

“Soli?…” domandò Brando

E fece scattare la seconda slide e partì il filmato.

Pietro Mennea, la leggenda dello sport italiano degli anni ’80. Un piccolo uomo che affrontava i giganti della terra.

Irrimediabilmente staccato ai 100 metri. La voce del telecronista incredulo nel vederlo risalire passo dopo passo, spalla a spalla con l’inglese Wells Mennea cerca di recuperare, recupera, recupera, recupera, recupera, recupera ha vinto, ha vinto… straordinaria impresa di Mennea.

I ragazzi forse non avevano mai visto quel filmato.

E partì l’applauso, automatico e spontaneo come se quella corsa ci arrivasse in diretta dal canale della leggenda.

E Brando disse:

“Un uomo solo, talento, volontà, sacrificio”

Tutti si aspettavano la celebrazione di queste doti per raggiungere il successo.

Ed invece:

“Noi non siamo così – disse Brando – noi non siamo Campioni! Ma siamo bravi, molto bravi. E anche noi possiamo vincere.”

E scattò la seconda slide.

Un nuovo filmato, i fratelli Abbagnale remavano ed il telecronista Giampiero Galeazzi li sospingeva idealmente ad ogni vogata, l’Italia intera remava con loro. Il timoniere Peppiniello di Capua controllava le prue degli avversari e dava il ritmo, loro ciecamente obbedivano ai suoi ordini, infaticabili cavalieri delle acque. Una immensa energia usciva da quel filmato il crescendo di Galeazzi quando dice …ma è la prua italiana è la prima a vincere davanti alla Germania e vince davanti alla Gran Bretagna che è solamente terza… per poi anche qui scattare all’unisono gli applausi e la soddisfazione per avere superato i giganti inglesi Holmes e Redgrave, che nessuno nella sala aveva mai sentito prima ma contro cui ci aveva unito la telecronaca di Galeazzi per sentirci anche noi in barca con gli Abbagnale.

“Loro erano una squadra, due fratelli ed un amico al timone. Forse non erano campioni ma insieme vincevano. Ma non avrebbero potuto vincere da soli, senza il loro zio allenatore che li amava e viveva per loro e, vi voglio dire una cosa, che neanche Mennea avrebbe mai potuto vincere da solo perché con lui c’era il prof. Vittori, il suo coach che ha diviso con lui ogni allenamento e fatica per raggiungere il risultato.

L’amore.

L’amore che può precipitarci verso lo zero, il nulla, il minimo oppure può proiettarci verso l’infinito.

L’amore che deve essere autentico, diffidate dalle imitazioni!

A volte amiamo perché vogliamo amare, una donna, uno sport, un lavoro, un sogno.

Ma quella illusione non è potente come l’amore vero.

Non vi stancate di indagare l’amore perché dovete avere fiducia nel vostro compagno di squadra, vi deve dare tutto e voi dovete dare tutto a lui. Ma senza intaccare voi stessi, senza perdere di vista che voi siete su quella barca e che voi dovete remare e dare tutto al pari di lui.

Voi non dovete perdere la Vostra identità, dovete continuare ad essere voi stessi, per dare il massimo per la squadra fino a diventare campioni, tutti insieme.

Sfortunatamente una parola si frappone tra noi come individui ed il nostro senso di appartenenza al gruppo, ad una squadra.

La squadra che puoi essere tu con la tua fidanzata – disse Brando indicando un ragazzo nelle prime file – potete essere voi come colleghi che fate parte di un progetto.

Ma una parola va contro la forza del gruppo e ci lascia soli a combattere per noi stessi.

Una parola diffusa nel secolo scorso con il sano intento di liberare le donne dalle discriminazioni.

Questa parola è EMANCIPAZIONE, che oggi sembra rappresentare solo il bisogno di liberarsi dall’altro.

Liberarci dall’altro, ragazzi, ma noi abbiamo bisogno di unirci all’altro!

Una EMANCIPAZIONE IMPERFETTA perché il senso originale di questa idea è degradato nella cultura dell’egoismo, di noi stessi come fine, nella cultura del denaro come misura del proprio valore e dell’arrivismo al solo scopo del successo personale.

Non è così che si vince… Spesso è così che si perde… Si può anche perdere tutto.

E sono proprio i più deboli a pagare di più.

L’emancipazione delle donne, una volta il sesso debole…oggi non direi…viene vissuta come il coraggio di disintegrare la meraviglia dell’amore che dona per l’amore per se stesse.

Perché si era convinti che un gruppo ci sarebbe stato comunque, una comunità, le amiche, i colleghi, i compagni della palestra.

Ma questa è la grande menzogna, è il palliativo, perché solo l’amore autentico da i superpoteri ai supereroi.

Solo l’intensità dell’amore autentico che unisce, focalizza ed impone l’obiettivo.

E se voi volete vincere dovete imparare a fare squadra.

La forza del gruppo, the power of partnership… diceva lo slogan di una pubblicità di una famosa banca svizzera.

E la prima persona con cui fare squadra è la donna che vi sta vicino, l’uomo che vi sta vicino.

Ragazzi, vi devo dire una cosa, ma non ci facciamo sentire dalle ragazze in sala…io amo le donne!

Le donne sono fantastiche. Noi sappiamo fare una cosa per volta, loro fanno mille cose, sono determinate, intelligenti, belle.

Loro ci sono sempre state nella storia, solo che prima spesso stavano un passo indietro, quando i rapporti di forza nel mondo si misuravano con la violenza e con il sangue.

Oggi le donne hanno alzato la testa e sono venute fuori, sono in prima linea, ma purtroppo a volte si genera uno squilibrio pazzesco e nella forza di quella formula dello zero per infinito, sono proprio loro a tendere a zero, non ad infinito.

E allora non siamo più una coppia.

Diventiamo una coppia che dubita l’uno dell’altra, che spia telefoni ed email.

Diventiamo una coppia divisa, dove il primo scopo è difendere i propri spazi, il proprio territorio, i propri interessi, le proprie cose.   

Diventiamo una coppia senza sogni.

Ragazzi… provate a cambiare la parola coppia con la parola squadra, team per essere più aziendalisti.

Provate a pensare alle ore che passate in azienda, provate a pensare quanto lunghe saranno senza amore.

Provate a pensare che senza amore la vostra Azienda vi verrà a noia, i suoi difetti vi sembreranno insopportabili, e voi diverrete insopportabili alla vostra azienda, ai vostri manager ai vostri colleghi, e allora la vostra azienda vi lascerà o voi lascerete lei.

E passerete da una azienda all’altra come si passa da un letto ad un altro, ricominciando sempre da capo finché un giorno comincerete ad accontentarvi, a non sognare più neanche il primo giorno ed allora sarete finiti.

Noi uomini in amore siamo più basici, più istintivi ma solo apparentemente più superficiali perché quando amiamo, amiamo veramente senza altro interesse che l’altra e questo ci salva, in qualche modo ci salva.

La donna, in amore, è come voi giovani in azienda.

E’ arrogante, si fa forte dell’amore dell’altro, si maschera fuori e dentro, si crea obiettivi e si fa film su ciò che l’altro fa o pensa.

E magari pianta tutto, convinta di poter trovare di meglio.

Di avere tempo per ricominciare.

Inesorabilmente il tempo viene meno e la donna perde, sente il peso dei sogni naufragati. Passa da un letto all’altro sperando di trovare l’amore ideale ed invece le sue storie finiscono sempre più in fretta e non trova più nessuno disposto ad andare oltre un progetto a tempo determinato…magari solo di una notte.

La donna vuole il sogno utopistico ma la vita non è un sogno, è una sfida da accettare in squadra e, se trovi il partner giusto, credici.

Ed è questo che dico a voi ragazzi.

Amate il vostro lavoro, amate la vostra azienda, fate squadra con i vostri colleghi e puntate in alto per vincere insieme.

Siete sulla stessa barca, imparate a remare insieme per un obiettivo comune.

Conta il grande obiettivo!

Non accusate, non insultate, non scaricate le colpe su chi rema con voi e se qualche volta rema fuori tempo, richiamate la sua attenzione, e se va in crisi, incitatelo.

E se siete voi ad andare in crisi e ad avere bisogno di essere incitati, che sia il compagno di barca a farlo.

Insieme si vince!

Lasciate stare le false sirene che vi vogliono emancipare, sarebbe la vostra condanna, l’emancipazione imperfetta.

Voi dovete solo essere voi stessi, senza maschere ed i vostri compagni di barca ed il vostro allenatore, se siete una squadra giusta, sapranno tirare fuori il meglio di voi stessi e sarete orgogliosi dei vostri risultati, dei vostri successi.

Ragazzi! – Brando fece una pausa – Ragazze…

Questa è un seminario per darvi motivazioni… ma stasera quando bacerete la vostra ragazza, guardandola negli occhi ricordatevi ciò che vi ho detto e se la amate, amatela perché amare è la più grande emozione della vita.”

Brando rimase in silenzio e per qualche secondo la classe rimase immobile.

Le ultime slide non servivano più…

Scorrevano le immagini dei campioni dello sport! Senza audio.

Brando si accorse di avere parlato a braccio negli ultimi minuti. Aveva finito.

Si voltò verso il tavolo di Presidenza ed alzò le mani.

I palmi rivolti alla classe e fece un sorriso.

L’applauso partì spontaneo, lungo, emozionante, forte.

Qualche fischio di approvazione.

Gli occhi si incrociarono con Lucio che gli venne incontro a stringergli la mano.

“Come è andata? Come ho parlato?”

“Grande!” rispose Lucio “sono tutti per te”